Economia italiana ferma, i prezzi rallentano: i dati Istat di novembre 2025
Secondo l’ultima Nota mensile di Istat, nel terzo trimestre 2025 il PIL italiano è rimasto fermo rispetto ai tre mesi precedenti: una crescita zero, in linea con la Germania ma inferiore a Francia e Spagna. L’economia globale è in fase di moderato rallentamento e il commercio internazionale è ancora condizionato da dazi e incertezze geopolitiche. In questo contesto, l’Italia si muove con fatica: tiene l’export, mentre domanda interna e consumi restano deboli.
Sul fronte del lavoro, a settembre gli occupati hanno raggiunto quota 24,2 milioni: il tasso di occupazione sale al 62,7%, mentre la disoccupazione si attesta al 6,1%, leggermente in aumento rispetto al mese precedente ma sempre al di sotto della media dell’area euro (6,3%). Per le famiglie significa un mercato del lavoro nel complesso stabile, ma con segnali di fragilità soprattutto per i giovani, il cui tasso di disoccupazione torna sopra il 20%.
Industria, costruzioni , commercio, export: luci e ombre
L’industria mostra un andamento altalenante. A settembre la produzione industriale è rimbalzata del 2,8% rispetto ad agosto, recuperando la caduta del mese precedente (-2,7%). Se si guarda però all’intero terzo trimestre, il saldo è ancora leggermente negativo (-0,5% rispetto ai tre mesi precedenti).
Per il settore dell'Edilizia, le costruzioni invece rallentano: ad agosto la produzione è scesa dell’1,6% su base mensile, pur restando in crescita nel confronto su base più ampia (giugno–agosto contro i tre mesi precedenti).
Anche i servizi segnano un calo del fatturato in volume (-0,8% in agosto), trainato in particolare dal commercio all’ingrosso, mentre alloggio, ristorazione e informazione-comunicazione reggono meglio.
Ancora positivo l’andamento degli scambi con l’estero. Nonostante la riduzione registrata ad agosto, la c)rescita delle esportazioni nei mesi estivi (periodo giugno- agosto) è stata nel
complesso positiva (+1,2% . Gli acquisti, viceversa, hanno evidenziato una maggiore debolezza (-0,3%,
Nei primi otto mesi del 2025, la dinamica degli scambi è risultata nel complesso positiva per entrambi iflussi: le esportazioni di beni in valore sono aumentate in termini tendenziali tra gennaio e agosto del 2,6%,le importazioni del 4,1%, con flussi particolarmente sostenuti in entrata da alcuni paesi ( le importazionidalla Cina sono aumentate del 24,5% in termini tendenziali nel periodo gennaio-agosto).
L’incremento delle vendite è stato, tuttavia, limitato ad alcuni settori: prodotti farmaceutici (+34,8%) prodotti alimentari, bevande e tabacco, oltre che di metalli e prodotti in metallo (+4,8%); positiva mentre sono in forte calo le vendite di autoveicoli (-9,3%)
Nel complesso, le vendite al dettaglio di settembre diminuiscono dello 0,5% sia in valore sia in volume. Nel terzo trimestre il valore degli acquisti è sostanzialmente stabile, ma i volumi sono in calo: le famiglie comprano un po’ meno, segno che il potere d’acquisto resta sotto pressione, soprattutto per i beni alimentari.
Prezzi spesa in rallentamento ma il cibo resta caro
Mentre la fiducia delle famiglie ancora tiene, la buona notizia per i consumatori arriva dall’inflazione. A ottobre 2025 l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) in Italia cresce dell’1,3% su base annua, un valore molto più basso rispetto ai picchi del 2022–2023 e inferiore alla media dell’area euro (2,1%). L’inflazione di fondo, che esclude energia e alimentari freschi, è stabile al 2%.
A pesare ancora sul portafoglio è però il carrello della spesa. Dal ottobre 2021 a ottobre 2025 i prezzi dei beni alimentari in Italia sono aumentati del 24,9%, quasi 8 punti in più rispetto all’indice generale dei prezzi (+17,3%). Il rincaro è stato alimentato prima dall’esplosione dei costi energetici (gas, elettricità, carburanti) e dei fertilizzanti, che hanno inciso soprattutto sui prodotti freschi, poi dal graduale recupero dei margini di profitto lungo la filiera agricola e alimentare.
Oggi i prezzi alimentari crescono meno rispetto agli anni scorsi, ma restano su livelli elevati: rispetto al 2019, molte categorie – come pane e cereali, latte e derivati, frutta e verdura – hanno subito aumenti nell’ordine del 25–30%. Per le famiglie significa che l’inflazione è rientrata, ma il costo del cibo rimane strutturalmente più alto, e per tornare a respirare serviranno salari più robusti e una dinamica dei prezzi stabilmente contenuta.
Testo ISTAT e tabella principali indicatori novembre 2025
QUI IL TESTO INTEGRALE DELLA NOTA ISTAT
| Indicatore | Italia | Area euro | Periodo di riferimento |
|---|---|---|---|
| PIL (variazione trimestrale %) | 0,0 | 0,2 | Terzo trimestre 2025 |
| Produzione industriale (variazione mensile %) | +2,8 | -1,2 | Settembre 2025 |
| Produzione nelle costruzioni (variazione mensile %) | -1,6 | -0,1 | Agosto 2025 |
| Vendite al dettaglio in volume (variazione mensile %) | -0,5 | -0,1 | Settembre 2025 |
| Prezzi alla produzione industria – mercato interno (variazione mensile %) | +0,2 | -0,1 | Settembre 2025 |
| Prezzi al consumo IPCA (variazione annua %) | 1,3 | 2,1 | Ottobre 2025 |
| Tasso di disoccupazione (%) | 6,1 | 6,3 | Settembre 2025 |
| Economic Sentiment Indicator (variazione punti) | +1,4 | +1,2 | Ottobre 2025 |


